giovedì 28 maggio 2015

L’Italia è tra i paesi che consumano più antibiotici: eccessivo l’uso veterinario, ma anche medici e pazienti devono ridurre


Solo 34 su 133 paesi sono preparati all’inevitabile attacco dei batteri resistenti agli antibiotici, compresi quelli di ultima generazione. Sulla base di questi dati l’OMS  ha invitato poche settimane fa i responsabili sanitari a predisporre piani di emergenza e, ha auspicato un impiego diverso delle molecole ancora efficaci utilizzate contro batteri, virus e parassiti patogeni per l’uomo.
La responsabilità, secondo un rapporto appena pubblicato dalle tre agenzie europee che si occupano di farmaci (EMA), infezioni (ECDC) e sicurezza alimentare (EFSA), sarebbe da ricercare non solo nell’uso sconsiderato dei farmaci nell’uomo, ma anche nel massiccio impiego veterinario, che assorbe una quantità di antimicrobici superiore a quella utilizzata nell’uomo.

notizie dal mondo mangime allevamento vacche 147323253
La classifica europea posiziona l’Italia in pole position per il consumo di una delle categorie più nuove di antibiotici
Il rapporto, intitolato “ECDC/EFSA/EMA first joint report on the integrated analysis of the consumption of antimicrobial agents and occurrence of antimicrobial resistance in bacteria from humans and food-producing animals”, colloca l’Italia in pessima posizione. Si tratta della prima nazione per consumo in milligrammi/chilo di antibiotici negli animali (molto alta anche nell’uomo, vedi tabella sotto).  La classifica ci posiziona in pole position  per il consumo di una delle categorie più nuove di antibiotici nella cura dell’uomo (cefalosporine di terza e quarta generazione), e tra i primi per il consumo di un’altra classe importante, quella dei fluorochinoloni.

A questa vera e propria abbuffata di antibiotici, in Italia, paese che viaggia stabilmente al di sopra della media del consumo europeo e anche ai vertici della presenza di ceppi resistenti, corrisponde – secondo l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero per le politiche agricole e forestali – l’aumento impressionante delle resistenze batteriche di specie che possono diventare mortali come il micobatterio della tubercolosi o lo stafilococco aureo resistente alla meticillina o MRSA, che ogni anno uccide migliaia di persone che lo contraggono in ospedale. Un dato, su tutti, spiega in che direzione ci stiamo avviando. La resistenza alla Klebsiella pneumoniae, che provoca polmoniti ospedaliere spesso mortali, è passata da meno dell’1% del 2008 al 34% del 2013 e iperboli analoghe si riscontrano per altri ceppi e per altri farmaci.

donna malata a letto
L’utilizzo di antibiotici in medicina veterinaria non per curare malattie ma per accelerare la crescita ( pratica vietata in Europa) favorisce l’ insorgere della resistenza
C’è di più. Secondo gli esperti l’utilizzo di antibiotici in medicina veterinaria non per curare malattie ma per accelerare la crescita ( pratica vietata in Europa)  favorisce l’ insorgere della resistenza. Si tratta infatti di un impiego a bassi dosaggi per lunghi periodi che permette una selezione naturale  delle sottopopolazioni di microbi in grado di resistere  ral farmaco somministrato.
Che fare? Il rapporto si conclude con alcuni suggerimenti, elaborati dalle 3 agenzie in modo congiunto:
  • implementare i sistemi di sorveglianza con l’obiettivo di ottenere informazioni dettagliate in relazione al consumo di antimicrobici, per età e sesso, nell’uomo, e per specie e tipologia produttiva nell’uomo;
  • ottenere una maggior disponibilità di dati sul consumo ospedaliero di antimicrobici in un maggior numero di Paesi;
  • ottenere dati aggregati sulle tipologie di alimenti, prevalenza di microrganismi e resistenze;
  • disporre di dati, basati sull’isolamento, per ottenere informazioni sugli effetti della co-selezione.
  • Il monitoraggio della resistenza dovrebbe includere, i patogeni degli animali, la flora commensale di persone sane e malate e informazioni sull’origine degli alimenti e degli animali
L’EFSA sottolinea  l’esigenza di promuovere un uso responsabile di antimicrobici sia per le persone che per la medicina veterinaria, in linea con quanto indicato nella strategia europea per la prevenzione della resistenza antimicrobica.
Se i medici, i pazienti e gli allevatori non capiranno l’importanza di un cambiamento radicale di atteggiamento, presto la situazione potrebbe diventare molto complicata in diversi paesi, guidati dall’Italia. Il paradosso è che da noi gli antibiotici negli allevamenti si usano solo  per cure indispensabili agli animali malati ma poi, per  per un destino avverso, abbiamo il più alto consumo di antibiotici e i più gravi problemi di resistenza.
tab consumo antibiotici europa
Clicca sulla tabella per ingrandire
© Riproduzione riservata

  Agnese Codignola

Agnese Codignola
giornalista scientifica

Il consumo di soia di un europeo? 61 kg l’anno. Il 93% proviene indirettamente dai mangimi, gli altri 4 kg li introduciamo nella dieta senza saperlo


Soy beans in a Bowl
La soia viene consumata anche indirettamente, attraverso la carne e altri prodotti animali. I mangimi sono infatti preparati con farina di soia

Pensate che solo vegetariani e appassionati di cucina giapponese contribuiscano al consumo di soia? Non è così. Secondo il WWF ognuno di noi contribuisce all’utilizzo della soia attraverso il consumo di carne, uova e prodotti lattiero-caseari. Si tratta di 61 kg pro capite l’anno misurati nell’Unione Europea, il 93% dei quali è in realtà un consumo “indiretto”  dovuto ai mangimi per gli a animali necessari per ottenere carne, pesce, uova, yogurt, ecc…
L’infografica del WWF è molto chiara (*) : aprendo il frigo virtuale scopriamo che in media un cittadino europeo consuma 25,4 kg di carne di maiale l’anno. Considerando che per produrre 100 g di carne sono necessari 51 g di soia, per soddisfare il  fabbisogno pro capite servono 12,9 kg di soia l’anno. Poi bisogna calcolare anche i petti e le ali di pollo (109 g di soia per 100 g di prodotto), uova (1 uovo corrisponde a 35 g), salmone (59 g per 100 g di pesce), hamburger (46 g per ogni 100 g). Per  100 g di formaggio servono 25 g di soia, 200 ml di yogurt nascondono solo 3 grammi del prezioso legume. Riportando questi valori ai consumi medi annuali pro capite si arriva a un totale di 57 kg ai quali vanno aggiunti quelli  consumati sotto forma di alimenti.

Soybean oil and raw materials
L’olio di soia è il secondo più diffuso dopo quello di palma
La soia contiene il 38% di proteine ​​pari a due volte la carne di maiale, tre volte le uova e 12 volte il latte. Viene utilizzata anche per produrre olio, che risulta al secondo posto nella classifica dei consumi dopo quello di palma. La coltivazione della soia  ha avuto un boom negli ultimi 20 anni: si è passati da 130 milioni di tonnellate del 1996 a 514 nel 2014. Le terre adibite alla coltivazione – 113 milioni di ettari nel 2013/2014 pari a UK, Germania e Francia insieme – si trovano soprattutto in USA, Brasile, Argentina e Cina che nel complesso producono l’85% del raccolto mondiale.

Ma gli altri 4 kg di soia che consumiamo ogni anno, da dove arrivano? Chi di noi pensa di non mangiare soia attraverso la dieta si sbaglia. La troviamo infatti in numerosi alimenti e ne viene indicata la presenza da quando è stata approvata la norma che prevede l’indicazione obbligatoria degli allergeni in etichetta. Per esempio, la farina ottenuta dopo l’estrazione dell’olio, un prodotto ricco di proteine vegetali, è utilizzata per migliorare la friabilità del 90% dei prodotti da forno. I concentrati  di proteine sono anche aggiunti agli alimenti a base di carne (hamburger, ripieni di tortellini e ravioli), o come sostitutivi nei cibi per vegetariani. E infine si trova in alcuni prodotti per aumentare il volume e renderli più soffici (gelati) e in quelli per celiaci al posto delle proteine del grano (glutine).

Some Soy Flour
La farina di soia viene aggiunta ad alcuni prodotti industriali per aumentarne la friabilità
In etichetta viene indicata con termini generici come “proteine vegetali”, “olio vegetale” oppure “lecitina” e poi compare la scritta  “contiene soia” per avvertire le persone allergiche. La lecitina di soia è un ingrediente molto impiegato come emulsionante in centinaia di prodotti: cioccolato, snack, dessert, merendine, ma possiede anche una funzione nutritiva importante perché contiene fosfatidilcolina, una componente fondamentale delle membrane cellulari.

Ecco l’elenco degli prodotti che possono contenere soia o derivati (lecitina, proteine o olio) 
Alimenti per bambini
Besciamella
Bevande analcoliche
Barrette dietetiche
Biscotti
Cacao e solubili
Caffè solubili e surrogati
Cereali per la prima colazione
Cioccolato
Conserve a base di carne
Creme da spalmare
Dadi e preparati per brodo
Dolci
Merendine
Alcuni Gelati
Insalate con germogli di soia
Integratori alimentari e dietetici per adulti
Latte in polvere solubile
Maionese
Margarina
Merendine
Minestre e risotti secchi pronti
Olio di semi di soia  e di semi vari
Pane confezionato
Panna montata già pronta
Pasta fresca e paste ripiene
Patatine (olio di frittura)
Piatti pronti freschi
Pizze surgelate
Preparati di carne freschi da cuocere
Preparati esotici
Preparati freschi con soia
Preparati disidratati per cucina
Preparati per dolci, purè, pizza
Salse
Salumi e insaccati
Soia secca
Sottilette
Alimenti sottaceti e sott’olio
Spalmabili salati
Sughi
Pane e pasta surgelata
Piatti preparati e pizze surgelate
Verdure e minestroni surgelati
Verdure conservate con soia
Yogurt alla soia

(*) La ricerca da cui sono stati estratti questi dati  (Mapping the Soy Supply Chain in Europe), è stata pubblicata proprio in occasione della conferenza annuale della Tavola Rotonda per la Soia Responsabile (RTRS, Round Table on Responsible Soy) che si è svolta a Bruxelles nel mese di  maggio.

© Riproduzione riservata
foto: istockphotos.com

  Sara Rossi

Sara Rossi
giornalista redazione Il Fatto Alimentare

Trovato ago veterinario in braciole di maiale dalla Germania e Listeria in formaggio italiano… Ritirati dal mercato europeo 59 prodotti


braciole di maiale
Trovato corpo estraneo (ago veterinario lungo 2,5 cm) in braciole di maiale dalla Germania

Nella settimana n°21 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 59 (13 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi: trovato corpo estraneo (ago veterinario lungo 2,5 cm) in braciole di maiale dalla Germania; mercurio pesce spada fresco (Xiphias gladius) dalla Spagna.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: contenuto troppo alto di edulcoranti (E954 – Saccarina) in integratore alimentare liquido dalla Francia; eccesso di solfiti in gamberetti refrigerati (Parapenaeus longirostris) dalla Croazia; tentativo di importazione illegalmente salsa dall’Iran, attraverso i Paesi Bassi; mercurio in farina di pesce destinata a mangimi dalla Germania.
cheese with red wine, walnuts and grapes. food ingredients. low key style picture. retro style toned
La Francia ha lanciato un’allerta Listeria monocytogenes in formaggio pastorizzato italiano
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala residui di pesticida (malathion) in frutti di waxberry (Myrica rubra) dalla Cina; norovirus in vongole refrigerate italiane; residui di pesticidi (clorpirifos e diazinone) in olive nere intere naturali dell’Eritrea, attraverso l’Egitto; migrazione di manganese da mestolo in acciaio inox dall’India; piatti in acrilico dall’India non idonei ad essere utilizzati come materiale a contatto con alimenti; aflatossine in pistacchi crudi provenienti dagli Stati Uniti; residui di pesticidi (clorpirifos e diazinone) in olive nere in salamoia dall’Egitto.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la Francia ha lanciato un’allerta Listeria monocytogenes in formaggio pastorizzato; il Regno Unito ha lanciato un’allerta per il rischio di rottura di bottiglie di vino; la Danimarca segnala presenza di Salmonella Saintpaul in filetto di petto di tacchino refrigerato; il Belgio segnala la presenza di Salmonella anatum, Salmonella Rissen, Salmonella spp., Salmonella typhimurium e numero troppo alto di Enterobacteriaceae in mangime per cavalli.
© Riproduzione riservata

 giornalista redazione Il Fatto Alimentare Valeria Nardi


sabato 21 febbraio 2015



Il cantante rap Chris Brown e la sua migliore amica Christina Milian, si sono presentati alla Fashion Week di New York con la pelliccia. Messi insieme hanno indosso una cinquantina di cadaveri. Vergogna!

L' utero artificiale è nato, BioTecnologia e XenoGravidanze: Benvenuti in Matrix



Signori...adesso è pubblico,esiste l'utero artificiale.
A Tokyo, i ricercatori hanno messo a punto una tecnica chiamata EUFI - incubazione fetale extrauterina.Hanno cosi creato la vita senza la necessità di usare una donna. Usando dei feti di capra, hanno poi collegato attraverso dei cateteri il sistema venoso e creando la camera amniotica presente all'interno della donna.
Benvenuti in Matrix.. il Transumanesimo cresce.




I Ricercatori hanno utilizzato dei  feti di capra, cateteri filettati attraverso grandi vasi nel cordone ombelicale e fornito ,ai feti, sangue ossigenato mentre erano sospesi in incubatrici contenenti liquido amniotico artificiale riscaldato alla temperatura corporea adatta e modificata man mano..


Forse tra 10 anni avremo la possibilità di far nascere bambini da uteri di animali, o addirittura da uteri completamente artificiali

Se credete che l’utero in affitto sia l’ultimo stadio della rivoluzione biotecnologica che potrebbe sconvolgere per sempre la società umana – figli con due padri, due madri, due madri e due padri, quattro madri, etc. – distaccando definitivamente la sessualità dalla riproduzione, beh, cari lettori, vi sbagliate di grosso.

La battaglia prossima, in questo diabolico atto di disumanizzazione, è quella di separare per sempre i bambini dal grembo materno, cioè dalle viscere femminili  e crescerli in laboratorio !


Nel 1997, in un articolo per la rivista LGBT The Advocate, il neuroscienziato gay Simon LeVay ha scritto parole molto precise sulla gestazione interspecifica o xenogravidanza:
«Certo, vedo la clonazione come un beneficio per i gay (…) e anche la xenogravidanza (far partorire un feto umano da una specie differente) potrebbe essere di enorme beneficio, specialmente per le coppie di maschi gay, che attualmente devono pagare $40.000 o più per avere un bambino da una surrogata umana. L’idea ti rivolta, ma perché? Sceglierei senza problemi l’utero di un sobrio, non-drogato, non-fumatore maiale invece di un normale ambiente naturale».
Avete letto bene: far partorire bambini dai maiali – che non fumano, non bevono, non si drogano quindi sono più “sani” delle gestanti – dopo aver impiantato in essi embrioni di uomo.
Qui siamo decisamente verso l'aberrazione...

Il timeline della ricerca in laboratorio

Bologna fu il primo centro di questo tipo di ricerca. Nel 1987 il dottor Carlo Flamigni, con il suo collaboratore riminese Carlo Bulletti (che è ancora oggi particolarmente attivo nella promozione della ricerca sugli uteri artificiali), impiantò un embrione umano – cioè, una persona – in un utero asportato e tenuto vivo artificialmente.
Era l’alba della riproduzione ectogenetica, la «produzione» di bambini al di fuori del corpo umano. L’embrione, a quanto si racconta, «attecchì»; Flamigni, preoccupato dei contraccolpi politici, interruppe l’esperimento, anche se ora se ne pente: «Mi è mancato il coraggio e oggi me ne pento (…)
Anche perché avevamo ottenuto qualcosa di straordinario. (…) A Bologna, a quell’epoca stavamo facendo davvero ricerca d’avanguardia; quando si mette le mani sopra questa merce rara, non si deve abbandonare» (Corriere della Sera, 20 settembre 2010).

Quindici anni dopo, è una ricercatrice sino-americana della Cornell University (New York) la dottoressa Hung Ching-Liu, a compiere il grande passo: lavorando sulle cellule dell’endometrio (il tessuto interno all’utero), ottiene la nascita al di fuori del corpo materno di un topo da laboratorio, il quale però viene al mondo con non pochi difetti.

 Parallelamente, a Tokyo, il dottor Yoshinori Kuwabara della Juntendo University lavora ad un utero completamente artificiale – senza cioè uso di tessuti biologici – ottenendo notevoli risultati: nel suo embrio-incubatore, riesce a preservare lo sviluppo di un cucciolo di capra per tre settimane. Si dice che questa tecnologia potrebbe essere disponibile per gli umani tra 10 anni. La cosa, insomma, è decisamente destinata a divenire concreta.

Fonti:
http://worldtruth.tv/the-artificial-womb-is-born-welcome-to-the-world-of-the-matrix/
http://www.notizieprovita.it/


I cani arrivano nelle nostre
vite per insegnarci ad amare
se ne vanno per insegnarci
il valore di ciò che si ama.
Un nuovo cane non rimpiazza
mai il vecchio cane. 
Semplicemente espande il cuore.